Milano, Fondazione Stelline 2007


L’arte del sottrarre

Catalogo Skira.
Milano, maggio 2007

La Fondazione Stelline di Milano ospiterà dal 21 giugno al 21 luglio la personale di Giuliana Fresco, pittrice e disegnatrice che da anni alterna un’originale riflessione sul ritratto, a invenzioni pittoriche pure, sempre in bilico fra astrazione e figurazione, fra evocazione e memoria, spazio e colore.

Promossa dalla Fondazione Stelline, col patrocinio del Comune di Milano, della Provincia di Milano e della Regione Lombardia, col supporto di Maserati, la mostra – dal titolo ‘L’arte del sottrarre’ – è curata da Martina Corgnati, e presenterà nella Sala del Collezionista, una trentina di oli, carte e disegni che documentano la produzione più recente dell’artista genovese di nascita e milanese d’adozione.

Anche in questo suo ultimo ciclo di dipinti, datato 2006-2007, è la figura umana al centro della sua poetica espressiva. “Il mio mondo pittorico è l’uomo– sottolinea l’artista – la figura umana, a volte strettamente compenetrata con il paesaggio, a volte isolata, nel tentativo di raggiungere una rarefazione dell’immagine, per non dire troppo, per non invadere e per lasciare spazio all’immaginazione”.

Il percorso espositivo presenta opere come “Guardare dentro il quadro”, in cui una donna, ritratta di spalle, sembra concentrare la sua attenzione all’interno del dipinto stesso, oppure “Noi tre” un dittico in cui le persone sembrano chiacchierare con distacco o altri dipinti dove i protagonisti si incrociano senza riconoscersi, e si completa con una serie di lavori che raffigurano visi in primo piano su cui l’artista, spesso, sottolinea con la forza della pittura le imperfezioni del volto umano.

La mostra milanese evidenzia l’evoluzione del lavoro di Giuliana Fresco, giunta ormai a una condizione di piena maturità espressiva, che si esprime soprattutto nella ricerca di una forte texture e nella costruzione del quadro come stratificazione di materia e colore; grazie alla sua particolare tecnica espressiva, l’artista riesce a ricreare delle atmosfere rarefatte che, come lei stessa dichiara, raccontano una realtà intima senza rivelarla del tutto, lasciando ampio spazio all’osservatore di trarre le proprie conclusioni.