Milano, Galleria Seno 1998


Rarefazione dell’immagine

Testo di Giuliana Fresco

Non credo tanto nell’ispirazione quanto nell’applicazione costante, nella ricerca continua.

Lavoro a grandi stesure fluide di colore che sovrappongo le une sulle altre in diversi strati in modo che l’inferiore traspaia o “influenza” la successiva.

Procedo velocemente e d’istinto aggiungendo ma anche levando, grattando la superficie, facendo colare il pigmento.

Il mio mondo pittorico è l’uomo con le sue angosce, i suoi fantasmi, l’anelito al divano, il suo dolore. La figura umana (a volte strettamente compenetrata con il paesaggio, a volte rinchiusa nel suo isolamento) risulta scarnificata.

Cerco di raggiungere una “rarefazione dell’immagine”, per non dire troppo, per non invadere e per lasciare spazio all’immaginazione. In contrasto con accostamenti di forze materiche e cromatismi violenti suggerisco senza costrizioni la fragilità umana, con l’impegno a conferire il massimo dell’equilibrio possibile fra una figurazione, anche se decantata e essenziale, e un modo di esprimerla astratto.

E’ una pittura che intende essere spirituale nel contenuto, ma sensuale nel piacere del mezzo, nell’attrazione della trama, del pigmento in se stesso che crea trasparenze, che qui appare, là cola, là si inserisce in un altro colore, là si dissolve.